Con difficoltà stiamo uscendo dalla pandemia da Covid 19 e in questi tre anni si è fatta sempre più evidente la sindemia, termine (Lancet, 2020) che indica la compresenza di più crisi: sanitaria, ambientale, sociale, economica, della pace. La sindemia aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, obesità, tumori, disturbi mentali e dipendenze, comportamenti devianti, aggressivi e antisociali, abbandono scolastico, disoccupazione, povertà. Al tempo stesso queste condizioni, in una sorta di circolo vizioso, aumentano il rischio di non raggiungere redditi o condizioni di lavoro che garantiscano uno stile di vita adeguato.
La sindemia è un fenomeno osservato a livello globale, riguarda tutta la popolazione ed in particolare le fasce più vulnerabili e quelle giovanili. Ne deriva la necessità di comprendere come rinnovare il Patto sociale in ogni comunità e microcomunità nella convinzione che ogni persona possa fare qualcosa per la salute propria e dell’altro: la reciproca tutela è fondamentale per evitare fenomeni di abbandono o nuove istituzionalizzazioni delle diversità.
Affinché la casa della persona possa essere il primo luogo di vita e di cura servono atti di comunità, a dimostrazione che un altro sviluppo è possibile: tante persone quotidianamente, spesso silenziosamente e in modo invisibile, si attivano nei servizi del welfare, nei luoghi di lavoro e di studio, nella cultura e nello sport, nella rete associativa, nel volontariato, nelle relazioni di vicinato. Un grande patrimonio, tanto più rilevante nelle fasi di crisi della presenza e della rappresentanza. Parlare di welfare di comunità - l'appuntamento è per il 14 settembre alle 14.30 a Parma (Largo Palli 1/a) - significa riflettere sulle modalità attraverso cui una pluralità di soggetti si unisce per costruire culture, reti ed ecosistemi in grado di mettere in campo azioni ad ampio raggio che guardano alle persone e ai territori nella loro complessità.