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Slow flower: quando i fiori fanno bene

Slow flower: quando i fiori fanno bene

Un progetto di floricoltura riabilitativa portato avanti dalla cooperativa sociale Agriverde di Bologna con persone con disabilità fisica o psichica, a vantaggio anche del territorio

di Simona Gotti

BOLOGNA – Tutto il buono dei fiori etici, a km zero e stagionali. Con in più una valenza raibilitativa. È il progetto “Go with the flow-ers” della cooperativa sociale Agriverde di Bologna, che ha come obiettivo coinvolgere e formare le persone con fragilità inserite in Agriverde in un’attività efficace per il loro benessere e sviluppare e fornire alla comunità un modello ripetibile per promuovere la biodiversità e la floricoltura.Saranno poi le stesse persone inserite in Agriverde che a loro volta formeranno i cittadini interessati a questa attività. Infatti l’orticoltura terapeutica ha effetti benefici sulla salute e sull’equilibrio psicofisico di tutti gli individui: la sua concretezza e semplicità aiuta a ridurre lo stress, stimola la memoria, contribuisce a esercitare la mobilità, ha costi contenuti e stare all’aperto fa bene.

«Abbiamo infatti notato - racconta Valentina Bassi di Agriverde che ha fortemente creduto nel progetto e si è operata in prima persona per realizzarlo - che alcuni utenti hanno attitudini diverse e ci siamo chiesti quali attività, correlate all’agricoltura biologica, potevamo sviluppare per venire incontro a queste esigenze. Abbiamo quindi lavorato sullo sviluppo di competenze manuali in floricoltura, come semina, coltivazione, raccolta e lavorazione del fiore reciso, essiccazione dei fiori, creazione di bouquet e commercializzazione, L’ottica è quella di intrecciare la promozione dello slow flower, filosofia che promuove la bellezza del fiore etico, sostenibile e a km zero, con il benessere della comunità e del territorio. In futuro potrà divenire un ramo d’impresa che permetta maggiori inserimenti lavorativi di persone fragili».

Il progetto si avvale del co-finanziamento della Fondazione del Monte e della collaborazione dell’agronoma Valentina Giardini di Val dei Fiori, azienda agricola che si basa sul principio ‘Slow flower’ di produzione compatibile.

A Paolo e Cosimo il progetto è piaciuto e lo continueranno. Inoltre «lo consiglierebbero come attività lavorativa, come passatempo e come accrescimento personale e professionale, anche ai ragazzi che hanno difficoltà a socializzare e determinati problemi salute». Ma “Go with the flow-ers” vuole essere di impatto anche per la comunità e per il territorio: la Valle dell’Idice, dove ha sede Agriverde, e i Comuni di San Lazzaro, Monterenzio, Ozzano dell’Emilia, Loiano, Pianoro e Monghidoro. L’estate 2023 ha visto la realizzazione di diversi eventi di sensibilizzazione e divulgazione, come Per Campi e per Orti, aperti a tutti i cittadini.
Il giardino fiorito sorge nell'orto dove Agriverde coltiva ortaggi biologici e funge da supporto educativo per fornire uno spazio sinergico tra formazione, cultura, natura e socialità. Tra i fiori prodotti quest'anno ci sono Nigella Damascena, Cosmea, Zinnia, Tagete, Saponaria, Cardo, Girasole, Settembrini. «Presto seguiranno altre due fasi per sviluppare le competenze necessarie a lavorare con l’“hotel degli insetti" e il lombricomposter, buone pratiche che tutti noi possiamo attuare per coltivare fiori e creare nidi per le varie specie di insetti», spiega Raphael Decert, vice-presidente della cooperativa.

Il movimento Slow flower nasce nel 2013 a seguito della riflessione aperta dalla pubblicazione del libro “Flower confidential: the good, the bad and the beautiful” della scrittrice americana Amy Stewart, che racconta come il business dell’industria floreale globalizzata sia costruito su coltivazioni di fiori a prezzi stracciati, pratiche inquinanti e condizioni di lavoro ingiuste. Dopo quella pubblicazione, la scrittrice Debra Prinzing ha portato avanti il movimento con l’obiettivo di cambiare le pratiche di approvvigionamento dei fiori attraverso azioni di sensibilizzazione ed educazione che mettano in evidenza i benefici dell’agricoltura floreale locale e stagionale contro quel commercio di fiori a basso costo che spesso hanno viaggiato molte ore, conservati in celle frigorifere, trattati con agenti chimici bloccanti lo sviluppo e provenienti da Paesi con pessime condizioni per i lavoratori. In Italia, a dar voce a questa pratica sostenibile, è l’associazione culturale Slowflowers Italy.

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