Una scrittura collettiva, di testimonianze e proposte, per far progettare un servizio di salute mentale da coloro che se ne servono quotidianamente. Intervista al co-autore Andrea Puecher
di Katia Turri
IMOLA - Un servizio di salute mentale ideale pensato dall’esperienza di utenti e familiari. Nessun aspetto viene trascurato: dalla presa in carico al rapporto con gli operatori, dalle strategie di prevenzione a temi delicati come la cura, la guarigione, lo stigma. È questo il fulcro di "Psichiatria da protagonisti”, il volume edito da Erickson e scritto da Paolo Giovanazzi e Andrea Puecher, due persone che hanno conosciuto da vicino il disagio psichico: il primo come familiare, il secondo come utente. Abbiamo intervistato Andrea Puecher.
Come mai lei e Giovanazzi avete deciso di scrivere questo libro?
«Nei numerosi anni di collaborazione con il Servizio di Salute Mentale ci siamo resi conto che anche in una realtà come quella di Trento, in cui la partecipazione è reale, utenti e familiari, per un comprensibile timore reverenziale verso gli operatori, non esprimono compiutamente bisogni ed aspettative rispetto al servizio stesso. Nella convinzione che utenti e familiari, in quanto fruitori del servizio, abbiamo il diritto di esprimere una loro idea di "servizio di salute mentale", avvalendoci del contributo di oltre 30 persone, fra utenti e familiari, che abbiamo incontrato per oltre 9 mesi ogni lunedì, è stato raccolto il materiale per dare vita al libro. Ma il libro si è fatto carico di tenere conto anche delle esigenze degli operatori. Così è stato preso in esame ogni aspetto dell'organizzazione della salute mentale, dalla presa in carico alle dimissioni e anche oltre, arrivando a definirne i valori cardine: centralità dell'utente nel percorso di cura, partecipazione attiva all'interno dei servizi, riconoscimento del supporto tra pari, valorizzazione del sapere esperienziale».
Qual è il messaggio del volume?
«Obiettivo del libro è ipotizzare un servizio di salute mentale ideale in base ai lavori preparatori, non una verità assoluta. Infatti, alle numerose presentazioni di “Psichiatria da protagonisti”, si è sempre dedicato ampi o spazio al confronto. In concreto è da considerarsi un successo se il libro favorisce la diffusione di buone pratiche in psichiatria. E per approfondire le tematiche di maggiore rilievo è possibile accedere al sito connesso
http://psichiatriadaprotagonisti.com».
Andrea, ci racconta la sua storia?
«A un certo punto della mia vita inizio a dormire due ore per notte, ma non mi sento stanco. Lavoro dodici ore al giorno, ma non ho mai voglia di andare a casa. Il riposo sembra tempo perso. Sento arrivare un malessere. Sempre p iù forte, fino ad esplodere. Lascio i consigli di amministrazione, divento aggressivo e mi ritrovo per strada e senza lavoro . Inizio ad avere anche disturbi fisici e vengo ricoverato in ospedale. Poi incontro uno psichiatra che, dopo alcune sedute, emette la sua diagnosi: di sturbo bipolare. Faccio shopping compulsivo e le finanze iniziano a scarseggiare. Mi rivolgo al Centro di salute mentale. Alterno momenti di disturbo ad altri più "normali". Ma entro in una fase di depressione importante. Con i farmaci arriva la guarigione clinica. Però mi assale un senso di vuoto. A quel punto inizia il mio percorso individuale di recovery, che ti deve portare alla guarigione sociale, per poter "stare" nella vita ordinaria con dignità. Inizio a fare consulenza gratuita agli utenti del Centro di salute mentale di Trento. Oggi sono il vicepresidente del Cerchio e Fareassieme, onlus che eroga servizi socio-sanitari per persone con problemi di salute mentale, e presidente dell’associazione Parole ritrovate trentine».