Il resoconto della visita-studio al Centre hospitalier Charles Perrens. Lo scambio fa parte del progetto europeo ProMis. Focus su mediatori di salute tra pari e persone con vulnerabilità psicosociali. Con FOTOGALLERY
di Simona Gotti
BOLOGNA - Una delegazione del Dipartimento di Salute Mentale-Dipendenze Patologiche e della Bassa soglia dell'Azienda Usl di Bologna a cui ho preso parte si è recata, ad aprile, in visita studio presso il Centre Hospitalier Charles Perrens di Bordeaux. Eravamo quattro psichiatri, tre infermieri, un educatore, un famigliare e un Esp (esperto in supporto tra pari): Ferdinando Cerrato, Caterina Bruschi, Elisabetta Bernardinello, Claudia Zucchi, Francesca Guzzetta, Meri Bassini, Cristina Di Paolo, Michele Salcuni, Marie Francoise Delatour ed io. Abbiamo incontrato i rispettivi “colleghi" per un focus sui “mediatori di salute tra pari” e le persone con vulnerabilità psicosociali nell’ambito di ProMIS, un progetto europeo che sostiene gli scambi di buone pratiche tra servizi sanitari nella UE.
In Francia la sanità è nazionale e l’ospedalizzazione psichiatrica è molto comune. Non esistono educatori nel campo della salute mentale (solo nei servizi sociali) né terapisti occupazionali, ma esiste invece l'ergoterapeuta, una figura paramedica che in Italia manca e che segue i pazienti dal punto di vista fisico, psichico e sensoriale. Fortemente diffusa è anche la figura dello psicomotricista, perché qui la psicomotricità è utilizzata anche per agli adulti nei momenti di crisi allo scopo di evitare la contenzione fisica. I francesi lavorano molto attraverso la modalità laboratorio/atelier, il gioco, il movimento e il corpo. Del modello italiano apprezzano l’integrazione dei servizi sul territorio, il reinserimento lavorativo attraverso le cooperative sociali e tutto il movimento post Basaglia.
Ma facciamo un resoconto dettagliato di questa visita-studio al Centre Hospitalier Charles Perrens di Bordeaux e GUARDA la FOTOGALLERY...
26/04/2023 - Primo giorno
L’Unité trasversale d’Education pour le patient (UTEP) ha illustrato il percorso di educazione terapeutica del paziente. L’obiettivo è fornire supporto e informazione sulla patologia cronica e i suoi i rischi e su come la persona può conviverci. L’equipe affronta le ricadute e gli effetti dei disturbi psichiatrici riguardo le capacità cognitive dei pazienti. Il percorso riabilitativo si sviluppa attraverso vari programmi incontri individuali e di gruppo (atelièrs), corredati da alcuni strumenti come carte delle emozioni, puzzle della salute, fotografia espressiva. Nell’unità è presente anche un mediateur de santé paire, inquadrato come operatore della riabilitazione psichiatrica. Secondo le linee guida nazionali, entro il 2028 questa figura dovrà essere presente in tutti gli ospedali con regolare riconoscimento e contratto di assunzione.
«La riabilitazione in Francia è concepita primariamente nella dimensione mentale e psico-educativa: fornire informazioni e strumenti per conoscere e fronteggiare la “malattia” nella sua espressione sintomatologica e funzionale, stimolare la consapevolezza rispetto a bisogni e desideri. Sono utilizzati strumenti espressivi e ludici: disegni, carte da gioco, fotografie e colori per stimolare l’espressione delle emozioni e facilitare la comunicazione. La diagnosi non è un tabù: viene descritta e spiegata apertamente, il disturbo è chiamato per nome ed esplorato nei sui effetti e nelle sue sfaccettature. L’efficacia del percorso riabilitativo viene valutato sulla base dei parametri evolutivi raggiunti (integrazione sociale e lavorativa, autonomia abitativa). La valutazione dei rischi è un elemento fondamentale da considerare in un’ ottica di condivisione del progetto da parte delle varie agenzie che hanno in carico la persona. Il Centro di salute mentale assume così un aspetto meno clinico e più familiare. Si avverte la centralità dell’Ospedale Charles Perrens, il suo ruolo clinico “forte”, ma il Centro di salute mentale mantiene un’immagine meno istituzionale».
Claudia Zucchi, educatrice CSM Saragozza Bologna
Abbiamo poi visitato l’Equipe Mobile - Psychiatrie - Précarité del quartiere di Les Capucins, che offre assistenza gratuita alle persone con disturbi psichiatrici o dipendenze patologiche che vivono in situazioni precarie. In totale sono 21 le unità mobili sul territorio della regione dell’Aquitania. Vengono visti circa 1.100 pazienti almeno una volta all’anno e vengono effettuate circa 7.000 consultazioni: il 60% sono uomini e l’80% sono migranti (richiedenti asilo e irregolari). La metà di questa consulenze avvengono presso centri sociali, dormitori e strutture di accoglienza per senza fissa dimora. Il supporto psicologico viene svolto anche per gli operatori sociali che accolgono queste persone presso le diverse strutture sul territorio.
«L’ equipe si occupa di “andare verso” le persone. Il focus è sulla precarietà intesa come “rottura del legame sociale”, poiché il principio clinico è il mantenimento della continuità della presa in carico, con successiva valutazione del percorso di cura grazie alla collaborazione tra servizi, e pone l’ accento sull’accoglienza valutando il percorso di ogni singolo».
Elisabetta Bernardinello, infermiera CSM Savena-S.Stefano e IESA Bologna
27/04/2023 - Secondo giorno
Ci siamo divisi per seguire diverse attività e unità del Centre Hospitalier Charles Perrens, come il gruppo psico-educazionale, il gruppo delle parole, il Centro medico psicologico (l’equivalente del nostro Centro di salute mentale), la Cellula di urgenza medico-psicologica per le vittime di calamità o incidenti, l’Equipe di transizione e accompagnamento per la riabilitazione psichiatrica e il reinserimento sociale, l’animazione con musica rapper e la stanza della calma. L’Hopital de Jour invece è molto diverso dal nostro day hospital: ha una missione riabilitativa per evitare l’ospedalizzazione, sostenere la persona nella dinamica sociale, valutare e rinforzare le sue competenze, la sua autodeterminazione e la conoscenza della malattia.
«L’Equipe di transizione e accompagnamento per la riabilitazione psichiatrica simula alcune situazioni sociali e dà consigli su cosa fare. Lavora sull’acquisizione delle competenze e sulle emozioni (aspetto relazionale) soprattutto con i pazienti con gravi disturbi e maggiormente disinseriti. Ci sono poi gruppi di facilitazione costituiti da utenti che hanno già intrapreso un percorso di recovery e che si occupano di integrazione nell’ambiente di vita degli utenti». Gruppo bassa soglia Ausl di Bologna
Visitare il Centre Hospitalier Charles Perrens è stato interessante e intenso, con i suoi 4 ettari di terreno tra giardini curati, alberi secolari e fiori colorati, edifici antichi e moderni colmi di storia e di storie di vite recluse. Non sembra un vecchio manicomio: ci sono attività settimanali come boxe educativa, mosaico, piscina, uscite in città, informatica, cucina ed esiste anche un giornale per la riabilitazione intersettoriale in psichiatria e un libretto con informazioni sui servizi e i diritti degli utenti. Quando una persona subisce un TSO esiste un servizio legale per la sua tutela. Ma è pur sempre un ospedale a lunga degenza…
Abbiamo poi conosciuto Orelie, una ragazza dolce che ama i gatti. Non è la prima volta che la sua casa è qui. Ci passerà molto tempo, anni sicuramente. Almeno tre. Ha la sua stanza singola. Può uscire secondo determinati accordi e la sua settimana segue un programma di attività. Ci ha spiegato tutto lei mentre il suo psichiatra le era accanto sorridendo. Orelie ha voluto mostrarci la sua stanza: una camera singola senza bagno. «Altri che possono permetterselo – ha commentato – hanno il bagno in camera». Siamo poi stati accompagnati a vedere la stanza della calma, che spesso sostituisce le pratiche di contenzione: è una stanza piena di oggetti strani, poltrone, letti e attrezzi tattili particolari, le luci cambiano di colore e di intensità, con il rumore dell'acqua che ti accompagna. Abbiamo provato anche la poltrona che ti abbraccia: sembra di essere nel ventre materno...
28/04/2023 - Terzo giorno
L’ultimo giorno siamo stati accolti dai rappresentanti locali delle istituzioni di Bordeaux responsabili di sanità e politiche sociali, che ci hanno illustrato l’offerta per la salute psichiatrica regionale, il Consiglio locale di salute mentale e i programmi nazionali in materia di suicidio e casa. Infine si è tenuto il focus sui médiateurs de santé pairs (l’equivalente dei nostri esperti in supporto tra pari).
A spiegarci come funzionano i mediatori è stata Emanuelle, lei stessa pair-aidance in salute mentale. Emanuelle lavora nel Centre Hospitalier Charles Perrens da 3 anni, prima attraverso l'associazione Psy'Hope Bordeaux, poi pagata dalla Fondazione di Francia e infine con un contratto indeterminato a tempo pieno come educatrice non professionale. Fa parte dell’Unità per l’educazione terapeutica del paziente e del comitato etico dell'ospedale, partecipa alla formazione degli studenti, alle riunioni multidisciplinari per casi complessi e all’organizzazione di eventi promozionali, esegue colloqui individuali con gli utenti e come ogni operatore è soggetta a formazione continua. È l’unica pari riconosciuta dell’ospedale Perrens e ci ha ricordato come «il primo pari in salute mentale sia stato Jean-Baptiste Pussin», un paziente che tra fine ‘700 e inizio ‘800 mise appunto un trattamento più umano vietando l'uso delle catene e scrivendo le sue osservazioni, che divenne sovraintendente e lavorò con il dott. Philippe Pinel, innovativo psichiatra francese.
In Francia esistono diversi modelli e livelli, anche universitari, per la formazione dei mediateurs de santé paire e diverse associazioni che li raggruppano, come Psy’Hope ed Espert pro, ma la figura non è obbligatoria. In Italia invece si chiamano Esp, esperti in supporto tra pari, e sono inquadrati come orientatori. Sono regolati da una Carta nazionale redatta dalla Rete nazionale Esp, ma la figura non gode ancora - da noi come in Francia - di un riconoscimento specifico a livello professionale. Esistono però delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità per la formazione e il riconoscimento giuridico dei pair-aidance. Incrociamo le dita...
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